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” Da Tulipedia, l'enciclopedia olandese 

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Manola Nola nasce a Nola il 3 giugno 1900. É una professoressa di letteratura tulipana su Google Classroom, nonché combattente durante le due Guerre Mondiali, prima come volontaria e poi come partigiana.

Biografia

Manola Nola nasce a Nola il 3 giugno 1900 da pastori svizzeri ignoti. Studia presso il seminterrato del monastero locale assieme ai preti francescani e consegue il diploma e la laurea in Lettere con lode, in contemporanea con il combattimento in qualità di volontaria durante la Grande Guerra. Dopo aver sperimentato le difficoltà di una vita con l'ipertensione che la accompagna durante gli anni più difficili per la politica del suo paese, Manola si afferma in tutta Italia come una figura tanto tirannica e autoritaria quanto fragile e spossata, circa per la sua iperattività data dal suo abnormale tasso di pressione sanguigna e dai suoi attacchi d'ira ingiustificati.

Temuta da tutti i suoi conoscenti, se si pensa che, durante la sua carriera da docente, che ha deciso ella stessa di intraprendere dedicandosi all'hobby della tecnologia, fondando il proprio business su Google Classroom e creando una classe di Letteratura tulipana, le è stato assegnato uno psicologo personale, ovvero il dottor Bach, risiede presso l'angusto seminterrato della cascina di campagna dei genitori, in cui il suo amministratore Pomo Dario, che le chiede da tempo immemore il pagamento dell'affitto risalente agli anni Venti del secolo scorso sino ad oggi, riceve costantemente ramanzine e minacce di sbucciamento e riduzione in salsa di pomodoro con cui condire gli spaghetti che, citando testualmente, "Camillo Benso avrebbe amato preparare utilizzando le membra di esseri spregevoli come lui"..

Attualmente, grazie al successo del suo corso di Letteratura tulipana, è diventata ufficialmente Preside del Corso, ed aiutata da un volontario collega SaMoo, dirige con ferrea disciplina (e con fare totalitarista) l'Istituto, nonostante si ripeta di adorare i suoi studenti come i suoi figli (sebbene, molto spesso, gli abbia ritorto contro delle armi pesanti da fuoco, come lanciafiammi, mitragliette e fucili da caccia risalenti ai tempi delle battaglie in trincea).

Prima guerra mondiale

28 luglio 1914. In Serbia l’Arciduca Francesco Ferdinando è stato assassinato da ignoti. A seguito della dichiarazione di guerra dei Paesi più eminenti del Vecchio Continente, i soldati di tutto il mondo si schierano sul campo di battaglia.
Manola Nola ha 14 anni. Il padre, un pastore svizzero noto per le sue grandi capacità nel produrre il cioccolato, decide di abbandonare il proprio Paese e di imbracciare le armi, perchè non vuole che i tedeschi gli sottraggano l’Italia, perdendo così il suo principale cliente (perchè la Novi faceva già al tempo fior fior di quattrini).
Comprendendo che i tedeschi dispongono di gusti pessimi (uno di loro aveva messo pure la Heineken sul cioccolato fondente), il padre di Manola insegna alla figlioletta, già al tempo leggermente esaurita, come usare il fucile a piombini.
Manola, quindi, assiste in prima persona alle conseguenze della guerra, soprattutto perché la zona dell’Italia meridionale è fin da subito coinvolta dalle carestie e dalle preoccupazioni destate dall’instabilità del governo dei Paesi Europei.
Notando quindi che il padre, dopo un giorno di battaglia e l’altro, torna sempre più tardi a casa, costellando sempre più cicatrici e ferite, prende una decisione: a 16 anni vuole diventare un’infermiera per assistere i militari in difficoltà e fare in modo che anche a Napoli riescano a vendere il cioccolato e poter effettivamente emigrare a Milano, per comprarsi una casa differente da un seminterrato di una chiesa abusiva delle suore, bensì un capanno di paglia con un cartonato dei tre porcellini.
Quando però Manola decide, effettivamente, di entrare in trincea, si accorge che il dovere che ha deciso di conseguire risulta essere molto difficoltoso, ragion per cui, supportato dall’alta pressione che già interferiva con il normale scorrere della sua vita, inizia a capire che fare la spettatrice non fa per lei, e per questo, urlando come una balena in calore, prende il suo fucile a piombini e spara dappertutto, prendendo militari alleati e nemici. Benché il padre le consigli di lasciar stare, perchè non vuole che rischi la vita per lui, il comandante della trincea comprende che, nonostante Manola prenda 20 militari al giorno, e che, 15 di essi, siano suoi alleati, comprende che potrebbe comunque essere un’ottima arma di supporto, e la arruola ufficialmente.
Compiuti 17 anni, però, Manola è già psicologicamente instabile: la pressione sanguigna sale già oltre i 150-180 mmHg.
Ogni giorno consuma sempre più proiettili, prende in fronte sempre più militari, e sempre più accidenti da parte del padre, che non sopporta che gli disobbedisca.
Una volta terminata la Prima Guerra Mondiale il suo bilancio è disastroso: ha devastato tra i 5000 e i 7500 uomini, tra alleati e avversari: molti di essi presentano ferite sulle ginocchia, e sono costretti a deambulare mediante l’uso di rudimentali sedie a rotelle in legno, realizzate dalle loro bisnonne.

Seconda guerra mondiale

A seguito dell’ascesa al potere di Benito Mussolini, Manola è sempre più convinta che a Nola si vive sempre più male, perchè la sua famiglia non può esportare il cioccolato altrove a causa delle politiche sul monopolio fascista.
Per questo decide di andare a Roma per vendere porta a porta il suo cioccolato di relativamente prima qualità (le sue mucche avevano malattie cardiovascolari, come lei), e, nonostante i suoi guadagni siano certamente calati, riesce comunque a guadagnarsi da vivere per sé e per le sue mucche malsane.
A seguito dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Manola è quarantenne e la sua pressione sanguigna è praticamente triplicata nel corso dei trent’anni precedenti, raggiungendo i 450-540 mmHg: le sue vene pompano talmente tanta nitroglicerina da essere dure quanto il titanio a -343 °C.
Questo è il motivo per cui, quando lei e suo padre vengono richiamati a combattere al fianco dei tedeschi e dei giapponesi, ella decide di alternare il combattimento a distanza con un fucile da cecchino, con il combattimento corpo a corpo, usando le proprie vene come spada (con la quale, tra l’altro, ha mietuto rapidamente le vite di innumerevoli soldati nemici, senza dargli nemmeno il tempo di metabolizzare come ciò fosse anatomopatologicamente possibile. Tutt’oggi le anime dei morti stanno ancora lanciando bestemmie alla sua stirpe.)
Manola si dimostra talmente abile in guerra, e talmente stridula nelle sue urla, da essere definita nel suo vicolo come la “valchiria esaurita”.
Quando però Manola scopre dell’Alleanza con Hitler, di cui lei si sente in profondo disaccordo, non per la natura dell’ideologia quanto per il fatto che Hitler sia un tedesco e che i tedeschi abbiano pessimi gusti in fatto di cioccolato, decide di abbandonare la trincea, ed anzi, prova anche a lanciare una molotov contro il palazzo di Mussolini: ella, però, non riesce nell’impresa, perché la pressione sanguigna, in quel momento, era aumentata così tanto da averle offuscato la vista: difatti la molotov non colpì il bersaglio da lei scelto, ma una bottega di un ultra-centoventisettenne di Genova.
Quando la guerra sta per terminare, e nel frattempo, circola notizia delle imprese del nonno di Tulipano Gianpierpaolo, Paolo Gargiulo, ormai il Ventennio fascista è terminato, e, nel periodo della ricostruzione e della proclamazione della repubblica, Manola decide di dare cioccolato gratis ai poverelli della città, affinchè gli siano debitori quando poi avranno abbastanza soldi da potergli chiedere, in cambio, 10 milioni di lire da investire nella sua proprietà.

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